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La chiesa di San Domenico sorge nella zona più alta dell'isola, centro storico della Taranto pre-unitaria, corrispondente all'area occupata dall'agorà della citta greca. Gli La Chiesa di San Domenico in Tarantoscavi condotti negli anni '70 e, più recentemente, nel '90, hanno messo in luce come l'edificio sia fondato su di una costruzione di età antica, probabile tempio databile al V-VI secolo a.C.
Il complesso, con annesso convento, fu edificato nel XIV secolo, sui resti di un precedente insediamento benedettino, dipendenza di Montecassino, per volere del nobile Giovanni Taurisano, giunto al seguito di Carlo II d'Angiò e del figlio Filippo, principe di Taranto.
Originariamente ad unica navata, la chiesa subirà modifiche nel XVI secolo, con l'inserimento di una cupola all'incrocio del transetto e, più sostanziali, a cavallo del XVII e XVIII secolo, con l'aggiunta di quattro cappelle sul lato sinistro e di un ricco appurato decorativo barocco.
A seguito del crollo della copertura nel 1964, andò completamente distrutto il plafone ligneo decorato da un dipinto su tela di Giuseppe Mastroleo (Napoli 1676-1744), e fu avviato un discutibile intervento di restauro che comportò la rimozione delle stratificazioni barocche. Pur tuttavia la chiesa, dedicata in origine a S. Pietro Imperiale e, solo nell'ottocento, a San Domenico, costituisce il complesso monumentale di maggiore importanza sotto il profilo storico-artistico della Taranto antica. Il prospetto, sintesi dei caratteri stilistici propri del romanico pugliese e del gotico francese, presenta un disegno monocuspidato, con incastonato un grande rosone finemente scolpito.
All'interno sono presenti dipinti su tela di grandi dimensioni, perloppiù del XVIII secolo, fra i quali si segnalano la "Madonna e sante domenicane" di Leonardo Antonio Olivieri (Martina Franca 1689, Napoli 1752) allievo del Solimena, e "La S.S. Trinità e Vergine" di Giuseppe Mastroleo, discepolo del de Mattheis. Attribuita a marco Pino (Siena 1525, Napoli 1588), la grande tela della "Circoncisione", collocata nella terza cappella a sinistra della navata. Degno di nota, l'altare della Cappella del rosario, in marmi mischi, opera del XVIII secolo eseguita da marmorari napoletani.

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L'Azienda e l'Arte



In occasione del rifacimento dell'impianto d'iluminazione all'interno del sacro edificio, nel dicembre 2000 (l'Azienda) ha contribuito con propri fondi, curando, d'accordo con la Soprintendenza per i Beni A.A.A. e S. della Puglia, la fornitura e la messa in opera degli apparecchi illuminanti della Via Crucis nonchè la ripresa degli intonaci ammalorati e la successiva tinteggiatura delle pareti.

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